Il patrimonio scientifico di Pier Andrea Saccardo, micologo volpaghese che catalogò 72mila specie di funghi

Anche a Roma, nella capitale, esiste una via dedicata a Pier Andrea Saccardo. A Montebelluna gli è stata dedicata una scuola e il suo nome compare in moltissima toponomastica in tutta Italia.

Ma quanti lo conoscono e sanno dell’elevato valore scientifico delle ricerche di questo micologo e botanico di fama mondiale, nato a Treviso e cresciuto a Selva del Montello tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento?

Pier Andrea Saccardo nacque a Treviso il 23 aprile del 1845, poco dopo la morte del grande medico, naturalista e botanico inglese, membro della Linnean Society of London. Quasi un segno premonitore che traccio l’esistenza di Saccardo che poi venne definito il “Linneo dei funghi”.

Figlio di un ingegnere (Francesco Saccardo) e di Elena Vidotto, il giovane Pier Andrea si interessò presto di studi naturalistici e di botanica, traendo ispirazione a Selva del Montello, dove lo zio Francesco aveva un frutteto con piante etichettate e provenienti da Dolo.

Dopo il liceo si laureò in Filosofia a Padova e iniziò le sue pubblicazioni dei suoi studi sulla flora trevigiana. La sua prima importante opera fu pubblicata nel 1873, la “Mycologiae Venetae Specimen”, dove descriveva qualcosa come 1200 specie di fungi, di cui ben 52 nuove.

Pochi anni dopo gli fu concessa la cattedra di Botanica all’Università di Padova, anni in cui proseguì i suoi studi sui funghi a livello europeo e mondiale. Così iniziò a lavorare su ciò che lo ha reso il più famoso micologo al mondo di tutti i tempi, la “Sylloge fungorum omnium hucusque cognitorum”, un’opera miliare in 22 volumi in cui ha catalogato 72mila specie diverse provenienti dall’intero Pianeta e per cui venne soprannominato Linneo dei funghi, dal nome del botanico svedese (Carl Nilsson Linnaeus) vissuto nel Settecento, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.

Presso il museo di storia naturale e archeologico di Montebelluna, come ci spiega il conservatore naturalistico Giorgio Vaccari, è conservato l’“Erbarium Tarvisinum” che Saccardo compose in giovane età, tra il 1860 e il 1865, con piante rintracciate nelle campagne circostanti a Selva del Montello e alle pendici del Montello.

“Per capire l’importanza della Sylloge Fungorum – ci spiega Vaccari – basti pensare che gli americani, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, per una clausola nell’armistizio, potevano riprodurre, senza pagarne i diritti, un certo numero di opere, tra queste scelsero quella di Pier Andrea Saccardo”.

 

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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